A ciascuno il suo: come la produzione dei prodotti in Tissue passa dallo standard al custom e… arriva a Batman!

In epoca di esigenze sempre più specifiche la produzione deve diversificarsi: dal bagno alla cucina è tutto un fiorire di nuove tipologie di carta. Dietro tutto questo c’è il know-how di chi progetta le macchine per la produzione di carta tissue.

Una volta erano tovaglioli, fazzoletti e carta igienica. Poi è arrivata la carta assorbente. Oggi abbiamo mille e mille tipologie di carta, segno evidente del rapporto dinamico – si potrebbe dire: dialogico – che c’è fra mercato e aziende della filiera.

Partiamo dalla carta igienica.

L’evoluzione della carta igienica

Prima era carta, non molto soffice a dire il vero. Poi si è cominciato a lavorare sulla morbidezza, intervenendo sulla tecnologia di produzione. Successivamente si sono introdotte altre variabili e lo scaffale si è arricchito di ulteriori proposte al consumatore: il colore, il numero dei veli, i decori, fino ad arrivare alla goffratura e anche in tutti questi casi la tecnologia produttiva ha dovuto re-settare le logiche di progettazione e gli assunti ingegneristici per ideare nuovi modi di produzione. L’epoca green che viviamo oggi ha avuto negli anni Ottanta la sua infanzia, quando si è iniziato a ipotizzare una sbiancatura meno aggressiva per la cellulosa, fino ad arrivare ai prodotti non sbiancati che spesso troviamo oggi. Nessuna pace per gli ingegneri cartari nemmeno per il confezionamento: dalla tradizionale busta in materiale plastico al packaging biodegradabile o a quello in carta, fino a contemplare l’ipotesi della vendita dei rotoli sfusi. Pure in questi casi la parte impiantistica è stata protagonista di un re-thinking cartesiano. E che dire della lunghezza? Qui c’è da sbizzarrirsi per una cartiera: rotoli standard, rotoli maxi per le famiglie, rotoli maxi ma sotto compressione per una miglior trasportabilità, rotoli mini per il settore alberghiero…

E poi l’epoca degli additivi: aloe vera, camomilla, malva, mughetto, lavanda e via dicendo, con un nuovo step di complessità tecnologica cui far fronte. Basta così? Nemmeno per idea perché il lembo di chiusura che si “incolla” al resto del rotolo e ne evita lo srotolamento sino al primo uso, è continuamente oggetto di studio e perfezionamento, dal collante chimico alla pressatura, fino ai sistemi che utilizzano soltanto acqua. Anche l’anima, il cartoncino interno è qualcosa su cui si è lavorato, prima per renderlo strumento di comunicazione, poi per farne a meno. Sono molte le situazioni in cui la carta igienica può intasare gli scarichi, ecco allora che si è iniziato a progettare carta in grado di sciogliersi da sola, carta che non danneggia le fosse biologiche, carta che non inquina se “persa” dalle toilette dei treni…

Ci sono poi tutte quelle esigenze particolari per gli usi collettivi in cui il rotolo non può essere l’unità di base della carta igienica. Scuole, centri commerciali, uffici hanno bisogno di grandissime quantità e allora si è iniziato a mettere in commercio i rotoloni (con relativi supporti per l’erogazione) e successivamente – onde evitare il consumo sconsiderato – si è avviata la realizzazione di carta e dispenser a strappo controllato.

Ah, c’è poi la questione della personalizzazione con grafiche, scritte, immagini, comunicazione politica su ogni singolo strappo, inoltre si comincia a parlare di prodotti sanificati, di tracciabilità per il consumatore e… chissà, forse nel futuro potremo avere anche ologrammi!

L’evoluzione della carta per usi domestici

Molte delle cose dette per la carta igienica sono state replicate dalla produzione di carta per uso domestico ma le salviette per le mani hanno dato vita, in particolare nella distribuzione per settori professionali, a una miriade di tipologie di piegatura: a Z, a C, a M, a V…

Per i tovaglioli in particolare, ma non solo, a un certo punto è iniziata l’era delle certificazioni: essendo prodotti che vanno a contatto con la pelle e spesso con la bocca o altre parti delicate, è stato un passo necessario ma ha significato una ridefinizione sia delle procedure, sia delle soluzioni tecnologiche e chimiche di produzione.

L’evoluzione dei fazzoletti di carta

Texture, morbidezza, formato, mica tutti i fazzoletti in carta sono uguali! E… per ogni tipo c’è bisogno di un’organizzazione produttiva diversa. E poi le profumazioni, la resistenza, le essenze balsamiche. Inoltre i trattamenti antimicrobici e tanto altro ancora.

L’evoluzione della carta per cucina

Siamo in un ambito in cui resistenza e assorbenza sono i plus assoluti. Non solo, la tendenza è anche il ri-uso ed il multi-uso. Per rendere possibile tutto ciò, gli ingeneri cartari si sono trasformati in piccoli alchimisti delle fibre, combinandone la disposizione e l’orientamento, miscelando quelle corte e quelle lunghe, gestendo la tridimensionalità del prodotto finito, dosando aria, calore e vapore nei processi di realizzazione, ibridando il prodotto con fibre di natura diversa.

La carta si evolve sempre

Fibre vergini, fibre da piante mai usate in produzione, sperimentazione continua. Ogni piccola variazione di prodotto implica un difficilissimo lavoro a monte, un lavoro che soltanto chi eccelle è in grado di fare per primo. E… se la carta si evolve in maniera pressoché continua, chi realizza gli impianti è chiamato a fare ancora di più.

La complessità dell’evoluzione degli impianti per la carta

Se il mercato e la società nel suo complesso sono già una bella gatta da pelare in termini di complessità (come visto la tecnologia produttiva deve cambiare sé stessa ogni volta per realizzare prodotti sempre innovativi), chi realizza i macchinari per la produzione della carta, deve però anche tenere presente la dimensione che fa capo ai produttori. Si tratta di uno step ulteriore in termini di complessità ma anche di una bellissima sfida professionale.

La complessità dell’evoluzione degli impianti per la carta: l’efficienza idro-energetica

Produrre carta significa spendere (circa) il 30% delle proprie risorse in approvvigionamento energetico. Serve energia elettrica ma servono anche calore e risorse idriche. Ecco che nel corso degli anni si sono sviluppate soluzioni di tipo cogenerativo, metodologie di ottimizzazione dei processi, fino ad arrivare agli impianti intelligenti che attraverso il Cognitive Computing danno vita a muovi scenari di produzione, orientati al minore impatto energetico possibile. Anche l’acqua, in entrata e in uscita, è oggetto dell’ottimizzazione dei processi, con consumi sempre minori (grazie all’implementazione di cicli chiusi che riutilizzano l’acqua) e qualità delle acque in uscita sempre più controllata sotto il profilo biochimico.

La complessità dell’evoluzione degli impianti per la carta: la riduzione dell’impronta chimica

Dal metodo Kraft, che utilizza la chimica, ai metodi basati sulla separazione meccanica, estrarre fibre è un processo in perenne evoluzione. Ecco che si sono sviluppate tecniche sempre più “pulite”, in grado di restituire all’ambiente carta sicura sotto il profilo igienico-sanitario e contestualmente un residuo di produzione il più innocuo possibile.

La complessità dell’evoluzione degli impianti per la carta: immaginare nuovi processi

Se intervenire per consentire maggiore efficienza e differenziazione produttiva è complicato, lo step più duro è da sempre quello di immaginare qualcosa di diverso. Quando si apprende una tecnica complessa come quella che sta dietro alla produzione di carta tissue, ci si rende conto che i processi sono inimmaginabili: spappolamento, epurazione, miscelazione, produzione in continuo, gestione del grado di secco, percentuali di lignina, emicellulosa, raffinazione a disco doppio… sono parte di metodologie che hanno impiegato secoli a svilupparsi e che non finiscono mai di evolvere ma che – soprattutto – sono talmente complicate da essere impossibili da immaginare. La strutturazione di un processo per la produzione di carta tissue è così definita che, per gli ingegneri cartari è straordinariamente difficile azzerare la mente e ipotizzare nuovi processi, modi totalmente nuovi di produrre. È qui che iT’s Tissue è differente perché, pur coltivando e tramandando un know how secolare, la rete è da sempre impegnata a valorizzare i giovani talenti, quelli che “non sanno come si fa” ma proprio per questo sono in grado di pensare, creare liberamente e disegnare nuove strategie di produzione.

L’evoluzione degli impianti per la carta: Best Available Technologies

Se c’è un supereroe che possiamo associare a iT’s Tissue è Batman, perché qui le BAT (Best Available Technologies) sono la religione a cui ogni giorno va il pensiero delle persone che lavorano nelle nostre aziende. Il nostro mantra? It’s BAT, iT’s Tissue!