Le stranezze del Tissue Addicted

Viaggio semiserio – ma realistico – fra i comportamenti di chi, a colazione, mangia pane e tissue…

Immaginate un uomo, un bell’uomo, diciamo di circa 35 anni. È intelligente, curioso, brillante, sa incantare raccontando aneddoti e storie. È in carriera. Piace.
Immaginatelo adesso a un picnic di famiglia. Immaginate che la cognata abbia preparato panini e tramezzini e che il cognato stia grigliando un bouquet di verdure. Immaginate il sole, l’aria aperta, il giocoso rincorrersi dei bambini. Ascoltate la musica in sottofondo e osservate i sorrisi, la voglia – che traspare dai volti – di prendersi una giornata di assoluto relax.
Poi l’irreparabile.
Un urlo spezza l’armonia e sembra premere, magicamente, il tasto “pause” sullo stereo in stile BoomBoxes. Il tempo si ferma, il cognato rimane con la bocca aperta e l’attizzatoio incandescente in mano, la cognata che stava portando un vassoio si blocca con un ginocchio in aria e rimane in equilibrio, il pallone lanciato in aria dal nipotino assume un’orbita circumterrestre. La moglie, mani nei capelli, si dispera.
Perché questo urlo?
Beh, il motivo è semplice: in famiglia c’è un Tissue-Addicted!

La dipendenza

Il Tissue-Addicted vive come parte della propria identità tutto ciò che è carta per usi domestici, elementi che diventano oggetto del desiderio. La vita sociale, come è intuibile, spesso ne risente…
Si pone nei confronti di qualsiasi prodotto in carta, alla stessa stregua di un critico d’arte che osserva la produzione di un’intera epoca. Del critico d’arte riprende la capacità di alternare trasporto estremo e distacco assoluto, la conoscenza di fatti storici sui materiali e le tecniche, il lessico disciplinare portato all’esasperazione, la facilità di esprimere un giudizio. Il Tissue-Addicted ha anche il tipico piglio del Nobel in economia, citando a menadito cordate industriali, brevetti, ragioni sociali e sedi legali. Del chimico ha la conoscenza molecolare. Del pubblicitario, invece, ha la padronanza dei packaging, con tanto di possibilità di citare anni e fabbriche di produzione.
Della dipendenza ha alcuni tratti come la puntigliosità e l’attitudine a non staccare mai, neanche nel giorno del picnic di famiglia… E soprattutto il riflesso negativo nella sfera delle relazioni sociali.

Il Tissue-Addicted e la vita sociale: goodbye ménage familiare

Eravamo rimasti con qualcosa in sospeso… l’urlo. Ebbene, perché il bel 35enne aveva squarciato l’armonia sonora di uno splendido giorno di relax? Beh, perché… il figlio maggiore (che chiameremo Luigino), stava per addentare un panino avvolto in una carta che, secondo il nostro protagonista, non andava affatto bene. Prodotta da un concorrente, una di quelle aziende che badano solo al profitto, era di scarsa qualità, poco sicura sotto il profilo alimentare e pure poco assorbente.
Dopo l’urlo? Il pianto dei bambini, la pala che cade sul cesto dei pomodori, la moglie che si arrabbia, la cognata che si offende (la carta per i panini l’ha scelta lei) e il cognato, ormai con una mano stigmatizzata, che brandisce minacciosamente il bastone per la brace. Da lì alla separazione coniugale il passo è breve.

Il Tissue-Addicted e la vita sociale: la difficoltà di disintossicarsi per riacquisire una sana socialità

Andato il matrimonio c’è da rimettersi in pista, tentando, innanzitutto, di limitare la dipendenza e coltivare il rapporto con i figli. Ecco quindi che il nostro eroe si trova alla domenica con i bambini e decide di portarli in montagna. Partono quindi per un’escursione che si rivelerà memorabile e ossigenante. Esperienza leggera e al contempo profonda, quella del trekking rivelerà al nostro uomo anche insospettate capacità di stoppare la deriva “tissue” del pensiero (eh sì, in un posto pieno di alberi… come non pensare alla carta?). Tutto bene fino al ritorno, quando un’improvvida sosta in autogrill darà avvio alla peggior ricaduta possibile. La scena è questa: seduti al tavolo con un pezzo di pizza ciascuno, un momento di calo della concentrazione e… quel tovagliolo di carta, così invitante, così morbido, che sembra chiamare… In pochi istanti tutto precipita: inizia uno studio controluce delle fibre (polarità compresa), un dissezionamento a 90 e 180° una prova di resistenza, una prova di assorbenza, una valutazione della permeabilità alle macchie, una stima del peso per cm². Al 120° minuto di dissertazione, coi figli che dormono ammorbati di noia e il direttore dell’autogrill che non sa se chiamare l’ambulanza o chiedere un periodo di ferie per esaurimento, arriva la telefonata della moglie, imbufalita, che sta aspettando i figli. Risultato: ritardo nei patti per l’assegnazione della prole e sconfitta a tavolino in tribunale, a tutto vantaggio dell’ex-coniuge.

Il Tissue-Addicted e la vita sociale: nuovi amori all’orizzonte

Ok, può capitare che una famiglia si rompa e si ridefinisca in aggregazioni nuove ma il bisogno d’amore persiste, ed è di tutti. Essendo che, come detto all’inizio, il nostro bel 35enne (nel frattempo 36enne) è un figo e piace, il fato vuole che abbia un appuntamento galante. È sera, è caldo, c’è desiderio nell’aria. Un buon vino fa il resto e… al calar della notte si è a casa di lei. Lei è bella, intraprendente, volitiva. Il nostro uomo stoppa un attimo le effusioni per chiedere del bagno (un test ad alito e ascelle è una buona precauzione, secondo lui) e proprio lì accade il “patatrac”.
Un rotolo di carta igienica mai visto prima d’ora è più irresistibile di una pepita d’oro per Paperone e inizia così un corteggiamento (al rotolo) che prosegue con un passo di tango a due, un sensualissimo sfogliare dei veli, una contemplazione avida delle trasparenze, un rimirare estatico della goffratura e…
Beh, la partner, che freme per dar culmine alla serata, di fronte all’indugiare di lui nella toilette per minuti e minuti interminabili, temendo uno svenimento, apre la porta proprio nel momento in cui il nostro disgraziatissimo eroe sta compiendo il gesto estremo per un Tissue-Addicted: assaggiare la carta igienica.
Il finale dell’appuntamento è cosa intuibile. E con la cellulosa negli spazi interdentali.

Il Tissue-Addicted: un eroe incompreso

No, non lasciatevi trarre in inganno dal questo viaggio semiserio nelle stranezze. Il Tissue-Addicted è una persona il cui ruolo sociale è fondamentale. Si tratta di un personaggio che ama così tanto il proprio mestiere da trasformarlo in missione. La puntigliosità e il trasporto, la passione e la competenza, ne fanno una delle leve fondamentali su cui il l’industria Tissue rende sempre più preziosi, belli ed efficaci i propri standard di prodotto. Se la carta che usiamo è ogni giorno più bella e utile, lo dobbiamo anche a tutti i Tissue-Addicted che perfezionano incessantemente ciò che oggi chiamiamo user experience.
Una persona così dentro alla carta per usi domestici, da essere in grado di scherzarci sopra accettando di essere definita come patologicamente Tissue-Addicted.

Ok, ok, ti abbiamo fatto ridere 🙂 ma… torniamo seri: vuoi conoscere i principi della Sicurezza Autotelica? Scarica il manifesto!