L’origine delle fibre nella produzione della carta: Sole, Terra, acqua, aria

Nessuno, fra i prodotti industriali, porta in sé la natura come la carta. Quando la tecnologia rispetta i cicli naturali, la carta diventa sostenibile ma anche migliore, a partire dalla resistenza “meccanica”.

 

Morbida, sottile, resistente ma anche assorbente, pulita, rigida… A vari tipi di uso uno specifico tipo di carta e per ogni tipo di carta un’idea, un processo produttivo, una soluzione -spesso- geniale. Per tutta la carta però, quattro costanti: Sole, Terra, acqua, aria.

 

Fra le numerose variabili che determinano le caratteristiche della carta, una delle più rilevanti è il Sole. È grazie al Sole e grazie alla diversità di esposizione delle piante che costituiscono una parte fondamentale delle materie prime, che il mercato può proporre carta velina per avvolgere arance e limoni, carta resistente per imballo o carta spessa e morbida per fissare opere chirografiche.

 

La luce del Sole permette la fotosintesi, il meccanismo della vita vegetale, le fibre di alberi e piante crescono assorbendo minerali, acqua, aria e luce. Grazie alla straordinaria capacità di adattamento della natura, a diverse latitudini crescono alberi diversi, con fibre più o meno lunghe e più o meno resistenti. La varietà della natura determina anche la composizione dei terreni che arricchiscono le piante di sostanze minerali diverse a seconda del luogo e del microclima; stesso discorso per i venti e stessa importanza per le piogge e le distese d’acqua.

 

La carta è uno dei più straordinari esempi di dialogo fra natura e ingegno, perché a partire da ciò che i vari ambienti offrono, solo l’ingegno, la tecnologia, la visionarietà, permettono di trasformare un ammasso di fibre in una sconfinata varietà di carte.

 

Piante formate da fibre lunghe e forti consentono di ottenere carta resistente, fibre corte e meno solide permettono di produrre carta morbida, le fibre di cotone e canapa sono adatte per la carta valore, altre fibre sottili come quelle della paglia risultano ideali per la carta velina. Tutta questa varietà è il risultato delle condizioni ambientali e dei sistemi di adattamento di ciascuna specie ad aria, acqua, Terra e Sole: le latifoglie (presenti nelle zone a clima temperato) sono piante a fibra corta, le conifere (che popolano le zone fredde) sono piante a fibra lunga.

 

Ciò che differenzia una fibra dall’altra è lo spessore delle pareti cellulari. Da fibre a pareti sottili si ottiene una carta densa e molto resistente alla trazione, da fibre a pareti spesse si ottiene carta più facile da strappare ma più resistente alla lacerazione. Il Sole, il microclima, l’equilibrio dell’ambiente si trovano quindi in ogni singola tipologia di carta, al pari dell’ingegno e della tecnologia perché è l’adattamento che determina lunghezza, spessore e tipologia delle fibre.

 

La produzione contemporanea, orientata alla salvaguardia delle foreste e dotata della capacità di gestire l’orientamento delle fibre nelle fasi di produzione, si inserisce a pieno in quel dialogo dinamico fra ambiente e pensiero che ai più è noto con il termine di “progresso”.

 

Per altri, forse una minoranza, la carta è qualcosa di magico perché porta in sé la ricchezza della Terra, l’energia del Sole, la forza del vento, la spiritualità dell’acqua e le vibrazioni del pensiero umano: una visione quasi alchemica che forse l’industria della carta ha il dovere non solo di rispettare ma anche di riscoprire.