STORIA DELLA CARTA A LUCCA (parte II)

Nel 1807, le 19 fabbriche attive nel territorio lucchese rivolsero una supplica al Comitato del Commercio in merito alle nuove disposizioni attuate dalla famiglia Baciocchi, che governava il Principato di Lucca e Piombino. Le lamentele riguardavano le nuove gabelle sugli stracci e le tariffe su “tutti gli altri oggetti necessari per la fabbricazione della carta”. Fino a quel momento la carta esportata era stata sempre esentata da qualsiasi gabella; ora, i fabbricanti temevano di soccombere a causa della concorrenza, dal momento che sul mercato il prezzo incideva più della qualità.
 
I documenti disponibili lasciano pensare che questi problemi non abbiano trovato una soluzione soddisfacente, specialmente per motivi politici ed economici. In sostanza, durante l’intero periodo napoleonico, l’industria della carta non condusse un’esistenza serena. Solo con la caduta dei Baciocchi, nel 1814, si tornò a una politica molto più protezionistica, con zero gabelle per la carta in uscita e libera importazioni delle materie prime.
 
In realtà, già da qualche decennio in tutta Europa si era andati alla disperata ricerca di una materia prima sostitutiva degli stracci, sempre più rari e costosi. Ma questi tentativi saranno coronati solo molto più tardi con l’invenzione della cartapaglia.