STORIA DELLA CARTA A LUCCA

Dalla nascita della prima cartiera alla guerra degli stracci

 

Sebbene l’arte di fabbricare la carta fosse nota nello stato lucchese sin dal XIII secolo, nell’arco del Trecento andò gradualmente smarrendosi. Numerosi e vani furono i tentativi di riconsolidare la tradizione, come quelli delle famiglie Serconforti e Turchi, ma solo a metà del Cinquecento nacque la prima vera cartiera nello stato di Lucca.

 

Nel 1549 lo stampatore Vincenzo Busdraghi chiese e ottenne il monopolio della stampa per rifornire la sua tipografia, richiesta che rimase senza effetto per più di dieci anni, finché egli non formò una società con due cugini e decise di acquistare e ristrutturare un vecchio mulino a Villa Basilica.

 

Il Busdraghi risolse i problemi legali ottenendo dall’Offizio sopra l’Entrate l’esenzione dalle gabelle. Le questioni finanziarie furono invece più difficoltose: dapprima entrarono in società esponenti delle famiglie Guinigi e Turchi; poi dopo due anni, in seguito alle scoraggianti difficoltà, questi si ritirarono e la proprietà passò nelle mani dell’investitore Alessandro Buonvisi, che ottenne una proroga dei privilegi. È proprio la presenza della più importante famiglia lucchese nell’impresa che spiega come mai questa cartiera sia riuscita a superare vari ostacoli, senza andare incontro al destino dei tentativi precedenti; ancora oggi infatti la cartiera di Villa Basilica viene ricordata come “la cartiera del Buonvisi”.

 

Nell’ultimo decennio del XVI secolo, un problema serio cui dovette far fronte l’attività fu la difficoltà di reperimento delle materie prime. Fortunatamente, l’intervento dello Stato in merito al commercio degli stracci favorì il consolidamento dell’attività cartaria, ma all’aprirsi della fase di sviluppo si accompagnò un maggior numero degli stabilimenti e della capacità produttiva e il conseguente termine del lungo monopolio della famiglia Buonvisi. Eppure, nonostante la severità delle nuove disposizioni, le frodi nel mercato degli stracci rimanevano un serio problema.

 

Gli interessi inconciliabili tra i mercanti di stracci, che volevano esportare il loro prodotto dal porto di Viareggio in un’ottica speculativa, e gli imprenditori delle cartiere, che invece ne avevano bisogno per la loro attività, portarono alla cosiddetta “guerra degli stracci”. Nel 1696 si tentò di porre fine al conflitto con un contratto tra le due parti, che però si rivelò insufficiente a soddisfare le esigenze delle cartiere. Così, venne introdotta la figura dell’accompagnatore di fiducia per rendere il più possibile controllata l’esportazione di materia prima. Alla fine, le ragioni dell’industria prevalsero su quelle del commercio e le licenze per la raccolta di stracci cominciarono ad essere registrate: ciò permise di effettuare un censimento delle fabbriche e di valutarne singolarmente le capacità produttive, per avere un quadro complessivo del settore cartario.

 

Purtroppo, per le cartiere lucchesi, la fine del Settecento rappresentò un periodo di confusione, non solo dal punto di vista legislativo, ma anche da quello della conduzione degli stabilimenti. Con il rapido aumento del numero delle fabbriche e l’urgente problema dell’approvvigionamento della materia prima, alcuni stabilimenti (come quello del Buonvisi) si fermarono per ristrutturare e migliorare gli edifici, altre chiusero definitivamente.