Il consumo responsabile come fenomeno di massa

Investire in sostenibilità non è solamente necessario per tutelare le risorse del pianeta ma è anche un modo per comunicare ai consumatori che li stiamo ascoltando, che stiamo prendendo a cuore i loro bisogni e che mettiamo la massima attenzione nel modo in cui produciamo i LORO prodotti. Questo, in sintesi, il commento di Crystal Barnes (Nielsen Foundation) a margine dello studio “The evolution of the sustainability mindset”.

Come non ricordare Aristotele, che definiva già nel IV secolo a. C. l’essere umano come un “Animale sociale”, se si parla di tendenze collettive? Se la lucidità dell’intuizione data ormai quasi 2.500 anni, le speculazioni successive, sviluppate per affinare e approfondire il tema, si sprecano e spaziano dall’antropologia alla psicologia. Se nomi come Freud e Darwin hanno deciso di approfondire il tema, significa che siamo di fronte a qualcosa di realmente importante.

Per chi fa business comprendere l’importanza del bisogno/attitudine di socializzazione è fondamentale, sia per cogliere le pulsioni profonde dei propri target, sia per annusare in anticipo i cambiamenti. Il motore di tutta l’economia mondiale si chiama – non a caso – social network; anche questo la dice lunga su quanto sia fondamentale capire appieno il bisogno di stare assieme che anima le persone.

La dimensione sociale, origini e teorie

Come detto ci sono varie scuole di pensiero che tentano di far luce sui meccanismi che portano ogni persona a volere gli altri. Secondo alcuni (Freud) c’è una sorta di patto edipico di non belligeranza che fonda il sentimento di uguaglianza sociale. Secondo altri (Darwin) c’è un’alleanza funzionale fra individui che rende possibile la vita sociale. Secondo altri ancora (Maslow) esser parte di un gruppo è un bisogno primario.
Quello che è certo è che un fenomeno, quando diventa di gruppo, assume rilevanza.

La coscienza ecologica dei consumatori: un fatto globale (e sociale)

The evolution of the sustainability mindset” di Nielsen indica con chiarezza che il rispetto per sé e il rispetto per il pianeta vanno di pari passo. I consumatori, sempre più a livello mondiale, esigono prodotti sicuri e contestualmente chiedono alle aziende un impegno concreto. A livello globale il 73% delle persone si sta impegnando a cambiare i propri stili di vita e di consumo, mentre si arriva a percentuali che sfiorano il 100% quando la domanda posta è relativa all’importanza dell’impegno ambientale per le aziende (in India la percentuale è del 97%).

“Buono per me, buono per il pianeta” sembrano dire i consumatori, in una dinamica molto complessa di architetture valoriali. Negli Stati Uniti, per esempio, crescono i prodotti con attributi ecologici ben specificati (nel settore cosmetico cala il generico prodotto “naturale” a vantaggio del “senza parabeni”). Al di là della maturità specifica di un singolo mercato, il mondo si sposta, e lo fa verso un senso di responsabilità che per la prima volta nella storia è strutturato in modo da coinvolgere tutti gli attori della vita sociale, aziende comprese.

La carta come attore di un cambiamento ecologico epocale

In un contesto di evoluzione continua delle coscienze, molte persone cominciano già a chiedersi se davvero possa essere migliore un sacchetto di carta al posto della vecchia sporta in materiale plastico (Jeremy Bartlow – The Cambridge Group). La domanda, se riportata nel campo dei prodotti in carta tissue, non ha soluzioni alternative da comparare ma deve poter trovare risposte esaurienti e soddisfacenti. Qui  la carta può fare la differenza in termini strategici ed ecologici. È qui che iT’s Tissue sta lavorando con i propri membri, i partner e tutto il parco-clienti che beneficia della tecnologia prodotta nella Tissue Valley.

È possibile “pulire” ancora il processo di produzione della carta tissue, rendendone la dinamica pienamente circolare? La risposta è un secco sì, un sì che viene progettato e sperimentato ogni giorno.

Economia circolare nel settore tissue: l’importanza dei team

Quali sono le fasce d’età più sensibili alle questioni ambientali? Su tutti i cosiddetti “millennials” (21-34), che registrano un 85% di individui per i quali è fondamentale che le aziende si adoperino per il contenimento dell’impatto. Seguono “la generazione Z” (under 20) con l’80% e la “generazione X” (35-49) con il 79%. Se è importante che i problemi vengano approcciati con mentalità nuove, i team di lavoro che si occupano di politiche produttive ecologiche, debbono necessariamente assortire la propria composizione affiancando l’esperienza degli over 50 alla freschezza d’idee dei ragazzi di oggi. Per questo la politica di sviluppo delle aziende di iT’s Tissue pone grandissima attenzione verso le generazioni emergenti, accogliendo, formando e valorizzando i giovani. 

La sostenibilità: un nuovo valore a 360°

Necessario per la prosecuzione della specie, importante per chi acquista e plus distintivo per chi produce. Questo in sintesi il valore della sostenibilità. Un valore che è a 360° e ha riflessi non solo ambientali ma influisce sui comportamenti: il buon esempio, quando è agito da quello che Kotler e Kartajaya definiscono un “brand culturale”, viene seguito dalle persone. La sostenibilità è prima un valore, poi una serie di regole, poi diviene processo virtuoso.

È proprio in questo senso che è fondamentale saper leggere la dimensione sociale della sostenibilità. Prima fenomeno di nicchia, poi comportamento “strano”, poi oggetto di discussione, poi domanda commerciale, il bisogno di sostenibilità è progressivamente uscito dalla sfera individuale per assumere i connotati di un fatto socialmente condiviso. Questo può anche significare che una nuova mentalità, meno improntata all’individualismo, sta prendendo piede.

Produrre carta in modo sostenibile

Lo chiede la Terra e come detto lo invocano i consumatori. La produzione sostenibile del tissue non può fermarsi alla riforestazione responsabile. Per questo sono allo studio soluzioni che riguardano l’energia degli stabilimenti, i trasporti e la logistica, l’efficienza meccanica, l’esclusione delle colle, il riutilizzo dell’energia dissipata, il packaging. Essendo che il contatto con la pelle è uno dei momenti in cui il consumatore verifica la bontà del prodotto, la meta è quella di mettere i produttori di carta tissue in condizione di eliminare del tutto gli agenti chimici.
A quel punto, e solo a quel punto, la carta potrà assurgere a materia rinnovabile ed essere il driver di uno stile di vita rispettoso della sfera individuale e dell’ecosistema. Solo a quel punto una busta in carta sarà definitivamente migliore di una busta in plastica biodegradabile.

Non solo sostenibilità ambientale ma anche sociale

Se la sostenibilità sarà vincente per i produttori, se soddisferà l’individuo e l’ambiente, non avrà vita lunga senza guardare alle persone che sono coinvolte nel processo di produzione. Equità, rispetto dei diritti, salubrità del lavoro e riconoscimento dei meriti lungo l’intera filiera, sono i corollari necessari affinché tutto ciò che abbiamo detto divenga effettivo, anche perché le persone cercano nelle aziende un partner in cui poter riporre la fiducia.